ANNECY 2025 – Incontri ravvicinati tra rock opera e stop-motion. Signal di Emma Carré e Mathilde Parquet

Andrea Piumarta

7/7/20253 min read

Tutto inizia da un segnale. Un suono non identificato, proveniente dai confini della Via Lattea, attira la curiosità dell’astronoma Claudie (Pauline Collin). Decifrare il contenuto di questa misteriosa trasmissione potrebbe dimostrare l’effettiva esistenza di altre forme di vita nell’universo, ma, sfortunatamente, il suo laboratorio sta per essere chiuso. Claudie, quindi, diventa ossessionata dalle sue ricerche e inizia, da un lato, a ignorare i colleghi scienziati e, dall’altro, a trascurare anche il compagno Max (Constant Bankoué) e la figlia Luce. Si isola in sé stessa e nel suo lavoro, al punto tale da perdere il contatto con la realtà. Questo è l’incipit di Signal: la sensazionale rock opera in stop-motion, scritta e diretta da Emma Carré e Mathilde Parquet. La pellicola, co-prodotta tra Francia e Belgio, è stata presentata nella sezione Official Short Films al Festival di Annecy di quest’anno.

«Somme-nous seul.e.s dans l’univers?»

La scelta di Carré – anche autrice dei testi delle canzoni – e Parquet di realizzare un vero e proprio musical sul tema dello spazio, oltre che essere ambiziosa per via della tecnica d’animazione adottata, si ricollega indubbiamente all’immaginario pop di artisti come David Bowie e il suo Ziggy Stardust, i Pink Floyd o anche Elton John con Rocket Man (1972). Tutti musicisti leggendari che hanno fatto del cosmo la loro personale metafora per parlare di alienazione, incomunicabilità e del senso di smarrimento esistenziale. Questi elementi li ritroviamo anche in Claudie che, non solo appare sempre più distaccata, ma è anche l’unico personaggio che non canta nel corso del film, laddove i colleghi e i familiari provano invece a comunicare con lei proprio attraverso la musica. A questo proposito, la colonna sonora originale di Pablo Pico – che combina soul, rock e anche electronica – è semplicemente fantastica.

La vicenda di Claudie, inoltre, richiama chiaramente quella di Roy Neary (Richard Dreyfuss): il protagonista del film Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (1977) di Steven Spielberg. Entrambi i personaggi, infatti, vengono travolti da un evento misterioso che innesca in loro un’ossessione crescente: Claudie dopo aver intercettato il segnale, Roy dopo l’incontro con un UFO. In tutti e due i casi, il desiderio di comprendere e comunicare con lo spazio profondo prende il sopravvento sulla loro vita quotidiana, portandoli a distaccarsi dalle persone care e dalla realtà ordinaria. E in entrambi i film, la musica è il mezzo attraverso cui viene stabilito il tanto agognato contatto.

Una piccola grande opera


Dal punto di vista tecnico, Signal è davvero impressionante. La composizione delle immagini, nonostante un budget decisamente più contenuto rispetto alle produzioni più mainstream, è curata in ogni dettaglio: dalle scenografie, agli oggetti di scena, fino al design dei puppets. La fotografia di Damien Buquen sfrutta sapientemente il formato panoramico e propone giochi di luce che conferiscono profondità alle ambientazioni e ai suoi personaggi. Particolarmente efficace, ad esempio, è l’uso dell’illuminazione sul volto di Claudie: spesso in penombra per sottolinearne la dimensione interiore e il turbamento emotivo. A ciò si aggiunge un green screen mai invasivo e perfettamente integrato con tutti gli elementi della messa in scena. Inoltre, vedere i pupazzi muoversi, cantare, ballare e suonare è una vera e propria festa per gli occhi.

Per essere un cortometraggio di appena diciassette minuti, Signal ha richiesto ben quattro anni di lavorazione – inclusi cinque mesi di riprese tra marzo e luglio 2024. Il risultato finale è un’opera che ha tanto cuore, capace di esplorare temi universali come la solitudine e il distacco emotivo. Emma Carré e Mathilde Parquet firmano così un’esperienza visiva e sonora memorabile: un viaggio interstellare che celebra l’importanza dell’ascolto reciproco e la bellezza del contatto umano, elevato dalla magia della stop-motion.