Il cyberpunk secondo Kathryn Bigelow. 30 anni di Strange Days

Andrea Piumarta

11/29/20255 min read

Gli anni Novanta sono stati un periodo memorabile per il cinema cyberpunk: basti pensare a capolavori come Ghost In The Shell (1995) di Mamoru Oshii o il primo Matrix (1999) delle Sorelle Wachowski. Ma proprio quest’anno ricorre il trentesimo anniversario di uno dei film di fantascienza distopica più iconici, ma anche più sfortunati di quel decennio. Un thriller neo-noir ambientato in un futuro non troppo lontano, diretto dalla grandissima Kathryn Bigelow – regista di Point Break (1991), The Hurt Locker (2008), Zero Dark Thirty (2012) e del recentissimo A House Of Dynamite (2025) – e scritto niente meno che da James Cameron. Si parla di Strange Days del 1995.

Los Angeles, 1999

La pellicola è ambientata alla vigilia del nuovo millennio in una Los Angeles occupata dai militari e nel pieno di una guerriglia urbana. Lenny Nero (Ralph Fiennes) è un ex poliziotto che spaccia clips: dischetti illegali in grado di trasmettere al cervello ricordi ed esperienze sensoriali altrui, tramite un dispositivo chiamato SQUID. Dopo aver ricevuto una clip anonima che mostra il terrificante omicidio dell’amica e prostituta Iris (Brigitte Bako), Lenny si mette sulle tracce dell’assassino con l’aiuto dei suoi compagni fidati: l’ex collega diventato investigatore privato Max (Tom Sizemore) e l’autista di limousine, nonché agguerrita guardia del corpo, Mace (Angela Bassett). Ma la morte di Iris si rivela presto essere solo la punta dell’iceberg di una gigantesca cospirazione che, se rivelata, potrebbe gettare la città di Los Angeles nel caos più totale.

L’idea del film viene a Cameron – all’epoca ancora marito della Bigelow – verso la metà degli anni Ottanta, ma è all’inizio degli anni Novanta che il progetto inizia a prendere davvero forma, influenzato anche da casi di cronaca come il video del pestaggio di Rodney King da parte della polizia di Los Angeles e le conseguenti rivolte del 1992. Assieme a Cameron, alla sceneggiatura partecipa anche Jay Cocks – che in precedenza scrive l’Età dell’Innocenza (1993) con Scorsese – e le riprese si svolgono tra l’estate e l’autunno del ‘94. Con un budget di 42 milioni di dollari, purtroppo ne incassa solo 17 e rischia quasi di distruggere la carriera della regista.

«Angela Bassett did the thing!»

Il cast è semplicemente strepitoso. Ralph Fiennes nei panni di Lenny è un irresistibile mascalzone dal cuore d’oro. La Faith di Juliette Lewis è una femme fatale ipnotica che ruba la scena ogni volta che compare su schermo, soprattutto durante le sue esibizioni musicali. Tom Sizemore è eccezionale nei panni di Max: un personaggio perennemente sbandato, convinto come molti che la fine del mondo sia vicina, e al tempo stesso estremamente ambiguo. Infine, Vincent D’Onofrio e William Fichner, nei rispettivi panni degli agenti Steckler e Engleman, sono tra i poliziotti più inquietanti e violenti mai visti su schermo.

Ma la vera punta di diamante è senza dubbio la Mace di Angela Bassett, che rappresenta a tutti gli effetti l’eroina e anche la bussola morale del film. La sua è una performance sensazionale, capace di restituire tutta la forza, la vulnerabilità e anche la dolcezza del personaggio. Mace è l’angelo custode di Lenny: è lei a tirarlo fuori dai guai, a rimetterlo in riga, a fargli presente che «i ricordi sono fatti per svanire». È innamorata di lui e soffre nel vederlo ancora ossessionato dal suo passato con Faith e dipendente dai dischetti. Inoltre, Mace è anche un’eccezionale combattente e non ha nulla da invidiare alle altre eroine nate dalla mente di James Cameron, come Sarah Connor o Neytiri.

Spettacolo totale

A livello tecnico, Strange Days resta tuttora un film impressionante. Tra le sequenze più clamorose e innovative per l’epoca ci sono senza dubbio quelle girate in soggettiva, come l’adrenalinica rapina che apre il film. Visto il peso e la poca mobilità delle cineprese del tempo, ne viene costruita una più leggera e in grado di essere manovrata con maggiore libertà dall’operatore. L’intento della Bigelow è quello di simulare la prospettiva dell’occhio umano, buttando così lo spettatore all’interno dell’azione e costringendolo anche ad assistere da vicino ai momenti più disturbanti e scioccanti della storia. Ma anche l’atto finale del film, ambientato durante la notte di Capodanno, risulta qualcosa di mastodontico a livello produttivo. Per girare questa parte, infatti, viene organizzata un gigantesco rave nel centro di Los Angeles a cui partecipano ben diecimila persone con tanto di musica dal vivo, megaschermi e un’immensa pioggia di coriandoli.

A proposito di musica, è obbligatorio menzionare anche la strepitosa colonna sonora che spazia dal grunge al trip hop, dal metal all’elettronica. Tra gli artisti a partecipare troviamo gli Skunk Anansie – che compaiono anche durante il film – con Selling Jesus (1995) e persino il grande Peter Gabriel con i Deep Forest in While The Earth Sleeps (1995) che accompagna i titoli di coda. Senza poi dimenticarsi della splendida cover di Hardly Wait (1993) di PJ Harvey, cantata per l’occasione da Juliette Lewis.

«Right here! Right now!»

Il 1999 immaginato dal film non è particolarmente futuristico o ipertecnologico, anzi descrive un mondo molto vicino a quello dell’epoca. La pellicola esplora temi come il voyeurismo nell’era digitale, la dipendenza dalla tecnologia e le paranoie apocalittiche della fine di un secolo. Ma la vera forza di Strange Days sta soprattutto nella sua carica politica e nella rappresentazione di una società americana sempre più disillusa, razzista e violenta. E, a distanza di trent’anni, tutto ciò risulta ancora mostruosamente attuale. Non è un caso che il film sia stato riscoperto dal pubblico americano durante gli anni del COVID, in particolare dopo l’omicidio di George Floyd e le proteste di Black Lives Matter. Anche volendo fare un paragone recente, risultano decisamente inquietanti le analogie tra il comportamento delle forze di polizia e dei militari nel film e i raid condotti dall’ICE a Los Angeles lo scorso giugno, in cui si sono registrate numerose retate, scontri con i manifestanti e l’intervento della Guardia Nazionale.

Nonostante il flop al botteghino, l’influenza di Strange Days si è comunque fatta sentire all’interno della cultura pop, in particolare in due medium: la musica e il videogioco. Il «Right here! Right now!» di Mace, infatti, è stato campionato da Fatboy Slim per l’omonimo brano del 1999. Ma, più recentemente, il film della Bigelow ha ispirato la creazione del celebre videogioco Cyberpunk 2077 (2020) di CD Projekt RED in cui sono presenti numerosi richiami alla pellicola.

Forse i ricordi sono destinati a svanire, ma Strange Days merita pienamente di essere ricordato assieme ai classici del cinema cyberpunk e riconosciuto anche come uno dei più grandi capolavori degli anni Novanta.