L’Événement: di chi è il corpo delle donne?

Paola Ricciuti

6/20/20243 min read

Francia, 1963. Una ragazza di ventitré anni che frequenta l’università di lettere. Non le viene il ciclo. Aspetta, aspetta, aspetta. Ѐ incinta.

Abortire in Francia è illegale.

Questa la storia autobiografica della scrittrice Annie Ernaux, che viene portata in pellicola con grande abilità da Audrey Diwan nel 2021 con il film L’événement (in italiano: La scelta di Anne), tanto da avvalersi del Leone d’Oro alla settantottesima edizione del Festival del Cinema di Venezia.

L’événement racconta infatti la storia di Anne, una brillante studentessa di lettere, e del suo terrore quando scopre di essere incinta. Anne sa che partorire un figlio, per altro di un ragazzo che lei non vede più, significherebbe rinunciare al futuro che si era prefissata. Ma sa anche che abortire in Francia nel 1963 è illegale: si rischiano galera e sanzioni pecuniarie per la donna che abortisce e per chiunque la aiuti a farlo. Da qui inizia la narrazione del suo disperato tentativo di riprendere possesso del suo corpo e della possibilità di decidere per esso, anche a costo di rischiare la propria incolumità fisica.

L’événement racconta una storia che, nonostante tutto, risulta ancora attuale, racconta di una paura che esiste ancora oggi, racconta dell’inquietante impressione (o realtà?) che il corpo di una donna non sia mai davvero suo. La disperazione che vediamo accrescere in Anne mentre segna sul suo diario le settimane che passano e osserva avvicinarsi la fatidica data dei tre mesi, oltre la quale non le sarebbe più possibile abortire neanche per vie illegali, potrebbe essere la stessa di qualunque altra donna moderna. La paura di osservare il proprio corpo cambiare in un momento in cui non lo si è scelto, in un momento in cui non lo si voleva, non si è pronte. Il rischio di compromettere il proprio futuro.

E certo, la differenza fondamentale oggi, in Italia (ma anche in Francia) è che l’aborto è legale e consentito, ma, come dimostrano numerose storie di donne che decidono di intraprendere il percorso dell’IVG, non è facile ottenerlo (in Italia i medici obiettori di coscienza sono 7/10), non è accessibile come dovrebbe essere e le pressioni psicologiche, interiori ma, soprattutto, esteriori sono tante, troppe.

Proprio la pressione psicologica è ciò che meglio viene rappresentato nel film. Vediamo Anne lasciata completamente sola nel dolore di questa scelta: le amiche si allontanano, lei non può dirlo ai suoi genitori, i suoi voti universitari calano e lei non può spiegare a nessuno il perchè, i medici la trattano con freddezza, si prendono gioco di lei. Troverà solidarietà solo in un’altra donna che ha vissuto quello che ha vissuto lei, ma durerà poco, il tempo di darle le informazioni giuste per portare a termine la sua decisione. E tutto questo viene rappresentato da Diwan attraverso una fisicità nelle scene straziante, che potremmo quasi definire body horror, volutamente dura, cruda, sofferente, difficile da guardare, ma necessaria perché lascia intendere molto chiaramente tutto quello che la protagonista prova.
L’événement
è un film sicuramente complesso da guardare, che tratta un tema che ancora oggi è tabù, che impressiona per la risolutezza con cui Anne sa di non voler continuare la sua gravidanza. Allo stesso tempo è un film che va guardato e che fa riflettere sul fatto che, dal 1963 a oggi, poco è cambiato: il corpo della donna non è ancora suo.