Lucia e Lou Jean, due racconti di una amore uguale ma diverso

Erica Piatti

9/27/20245 min read

La famiglia è uno dei capi saldi della nostra vita. Volente o nolente, l’amore che abbiamo per i nostri cari ci porta a compiere gesti che, talvolta, rasentano la follia. Spinte proprio dall’amore per i figli, le madri di cui voglio parlare oggi raccontano, grazie a due film magistrali, come sia potente l’amore di una madre per un figlio.

Vermiglio, opera seconda di maura Dalpero, presentato a Venezia 2024 dove ha vinto la palma d’argento e candidato italiano agli Oscar 2025, ci riporta alla fine della Seconda guerra mondiale narrando quattro stagioni di vita della famiglia Graziadei.

Con una fotografia magistrale, senza dialoghi eccessivi e come se noi spettatori fossi rimasti dietro un armadio a sbirciare dalla serratura, la quotidianità e le sue piccole trasgressioni ci vengono presentate sullo schermo con una semplicità disarmante.

In un paese dove la guerra è arrivata solo dai racconti, la vita lenta e quotidiana di Lucia, Ada e Flavia, tre sorelle della numerosa famiglia Graziadei, è descritta con semplicità. Dove solo in leggerezza affiorano dei piccoli scandali, delle piccole venature grigie a quella che sembra essere la normalità.

La guerra è bisbigliata dal lontano.

Tutto è raccontato dagli angoli: la scoperta del piacere di Flavia, attratta in segreto dalla ragazza ribelle del paese; le frustrazioni e la dolcezza del fratello maggiore delle tre in perenne conflitto con il padre; la fatica della madre, occupata a stare in silenzio dietro alle decisioni del marito e sempre più sofferente per le continue gravidanze.

La vita di Lucia verrà sconvolta da Piero. Soldato disertore che ha accompagnato il cugino fino a casa, dove i due vengono accolti come degli eroi.

La loro semplice storia d’amore cela un profondo segreto, che verrà svelato solo con il finire della guerra quando Piero, dopo il matrimonio con Lucia, ritornerà nella sua terra natale, la Sicilia.

Se la storia collettiva si stava acquietando, la storia personale della famiglia Graziadei stava perdendo l’equilibrio.

Lucia, incinta del suo primo figlio, scoprirà che Piero è in realtà già sposato. La notizia è più tragica, poiché si scoprirà solo dopo la morte di questo, avvenuta per mano della prima moglie.

È qui che il mondo di lucia crolla.
Le sue certezze si spengono.
Il bambino che porta in grembo diventa un estraneo, un parassita. Ricercando una serenità ormai lontanissima, la foresta in cui si rifugia, lontano dal villaggio prenderà le sembianze di un nuovo grembo materno, dove tutto è caldo e accogliente.

In preda alla disperazione, anche dopo la faticosa nascita della sua bimba Antonia, Lucia non si dà pace; si dispera per il suo amore svanito e non riesce ad accettare sua figlia.

Proprio lei, però, sarà la nuova forza di Lucia che, costretta dalle difficoltà che piombano come giganti nella sua vita, farà delle sue sofferenze la sua forza.

Grazie all’amore della figlia, Lucia è costretta ad abbandonare il paese per ricercare un lavoro, lasciandosi dietro le vecchie, incatenanti tradizioni paterne e diventando a poco a poco una donna moderna, nuova.

Una figlia che prima rappresenta un inganno e un male si fa motore di trasformazione.

Cambiando completamente genere, la storia di Lou Jean in The Sugarland Express ci parla della lotta folle e senza limiti che una madre è disposta a fare per riavere il suo bambino.

Con una nota comica e a tratti surreale, un viaggio in pieno stile on the road americano alla Bonnie e Clyde girato quasi interamente sulla strada trasforma una America in apparente sviluppo in una piccola tragedia personale.

Con queste premesse si apre The Sugarland Express, opera seconda del 1974 di Steven Spielberg, presentato restaurato al festival del cinema Ritrovato di Bologna del 2024.

Una decisione un po’ sconsiderata e fuori dalla realtà (come si prospetta Sugarland) porta subito i due protagonisti, Lou Jean e Clovis a far evadere lui di prigione con l’intento di riprendere il figlio strappato.

Una caccia all’uomo in cui lo spettatore, non con poche risate, si immerge in una riflessione sulle rovine del sogno americano.

Per non farsi mancare nulla, la coppia decide di prendere come ostaggio u giovane poliziotto, l’agente Slide che però presto diventerà complice del trio. Senza mai perdere la sua lealtà verso la polizia, Slide cercherà in tutti i modi di aiutare la coppia.

Il viaggio è da subito assurdo, ricco di momenti comici, tutto sembra improvvisato come in un gioco di bambini. Una bambina che ricerca il suo bambino, così il capo della polizia descriverà Lou, che disperata ma senza perdere mai la fiducia che riabbraccerà il suo piccolo si lancia a gamba tesa nelle più spericolate avventure.

The Sugarland Express riprende alcune tematiche chiave delle pellicole in pieno stile americano: il road movie e il rapporto conflittuale con la legge, riflettendo sull’infanzia perduta di ragazzini mai cresciuti, immersi in un ambiente fantasioso, dove la legge non ha valore.

Non è un semplice inseguimento, ma va letto come il disperato tentativo di due bimbi diventati improvvisamente adulti di tentare di mettere a posto la propria vita, in un mondo con regole diverse da quelle che si sarebbero immaginati. Fin da subito il viaggio è destinato a sfasciarsi perché è un viaggio fantasioso, privo di logica e senza una definizione ma perseguito solo con la convinzione che magicamente, una volta arrivati nella terra dello zucchero, tutto si risolva da sé.

Se il mondo qui sembra andare in contro al progresso, la famiglia di Lu sta piano a piano svanendo. così lei, aggrappa alle poche cose che le rimangono, tenterà in tutti i modi di salvare la sua famiglia.

Con l’appoggio del marito, il quale non nega la sua follia, ma sembra troppo innamorato di lei per non assecondarla, inizierà così un viaggio in pieno stile on the road, verso una terra in cui è tutto più dolce.

Film politicamente critico, simbolo nella New Hollywood, che si portavoce delle difficoltà che dal personale si mettono nei panni dei sociali raccontando i disagi interiorizzati di una intera nazione.
La storia trasforma i cosiddetti criminali in persone normali con problemi normali, come tutti noi, che lottano contrano un sistema che li vuole solo ostacolare.

Due amori molti diversi sono appena stati raccontati, se una madre trova la forza di andare avanti grazie a sua figlia, un’altra perde a poco a poco tutto quello che ha sempre per l’amore del figlio.

In questo modo il cinema ci ricorda che non esiste solo un modo corretto di amare e che l’amore può essere capace sia di distruggere la realtà ma sia di essere la forza motrice per cambiare una situazione difficile.