Stiamo davvero vivendo? Potere e ribellione in “ESSI VIVONO”

Giacomo Amari

6/3/20254 min read

“Essi vivono” (1988), il capolavoro sottovalutato del regista John Carpenter, inizia con la scritta “THEY LIVE” che si sovrappone ad un murale della periferia di Los Angeles. Sulle note di “Coming to L.A.”, brano composto dallo stesso Carpenter, ci viene presentato John Nada, il disoccupato e vagabondo protagonista del film. È un uomo senza casa e senza famiglia, che ripone fiducia negli Stati Uniti nonostante la sua condizione; riesce a vivere con leggerezza la sua esistenza, semplicemente obbedendo alle regole imposte dalla società americana. “I believe in America. I follow the rules.”

L’assunzione di John presso un sito di costruzioni gli permette di incontrare Frank, un muratore che lo invita a dormire nella baraccopoli in cui lui stesso vive. È un luogo trascurato dalla società, dove è evidente la condizione precaria in cui vivono i componenti della working class e della underclass: le classi sociali vittime delle politiche reaganiane di inizio anni ‘80. Questo enorme divario economico tra ricchi e poveri si riflette anche sulla composizione urbana della città, infatti i grattacieli imponenti e maestosi sovrastano la degradata e strisciante baraccopoli.

Nelle vicinanze sorge anche una chiesa, che verrà presto rasa al suolo insieme all’intero insediamento, durante un violento raid della polizia. La brutalità delle forze dell’ordine, che distruggono anziché proteggere, è sintomo di un potere autoritario e oppressivo contro cui John si troverà presto a lottare. L’uomo infatti, frugando tra le stanze devastate della chiesa, riesce a scovare una scatola di cartone piena di occhiali da sole, i quali gli permetteranno di vedere la realtà che si nasconde dietro la patinata e confezionata società americana.

“Obey”, “consume”, “conform”, “submit”: sono solo alcune delle parole che, nel momento in cui John indossa quei particolari occhiali, si sostituiscono alle immagini e alle scritte dei cartelloni pubblicitari, dei manifesti e delle vetrine di Los Angeles. Il protagonista viene sopraffatto dagli ordini e dai messaggi subliminali, che si trovano anche in corrispondenza dei libri e di qualsiasi forma di comunicazione.

Questo uso di media e mass media, da parte dell’upper class e dell’upper middle class, ha lo scopo di tenere sotto controllo il resto della popolazione. In particolare la televisione è un elemento ricorrente nel film, viene utilizzata come strumento per veicolare messaggi a più persone contemporaneamente e ha una funzione attrattiva per molti personaggi che si immergono nei contenuti dimenticandosi della realtà.

La scritta “THEY LIVE WE SLEEP”, che appariva su un muro nei corridoi della chiesa distrutta dal raid della polizia, acquisisce ora un chiaro significato: l’élite è in grado di vivere perché detiene il potere ed è a conoscenza delle verità del mondo, mentre la massa viene manipolata attraverso i media.

John scopre inoltre che tutte le persone appartenenti alle classi sociali elevate, politici, giornalisti e coloro che detengono un tipo di potere sono in realtà alieni, visibili soltanto con l’utilizzo degli occhiali. Colpisce la genialità di Carpenter nel mischiare realtà e fantascienza, riuscendo a raccontare la sua visione del mondo attraverso un genere che di solito ci allontana dal quotidiano. In “Essi vivono”, come in molte opere del regista americano, l’utilizzo del genere fantascientifico non funge da strumento di evasione, bensì diventa un dispositivo di svelamento.

Il protagonista si ritrova costretto ad affrontare in modo violento le ingiustizie di questo falso mondo, al fine di risvegliare un’umanità dormiente. Con la sua personalità ingenua, superficiale e spesso irriflessiva, John diventa il tipico “casual hero”, infatti non è in grado di individuare le criticità del mondo in cui vive, anzi lo apprezza e rispetta; ma quando, in modo fortuito, ottiene il potere di conoscere la realtà per quella che è, decide di ribellarsi al sistema con la violenza tipica del sistema stesso. Risulta un personaggio sfacciato e a tratti persino ironico nonostante la situazione drammatica in cui si ritrova, ma è quello il modo in cui l’eroe del film affronta la vita e con cui il regista riesce a rendere pesantemente leggera tutta la narrazione.

Rifugiandosi in una banca per sfuggire alla polizia John si rende conto che molte delle persone nell’edificio sono in realtà alieni. Impugnando un fucile accanto alla bandiera americana, proclama: “I have come here to chew bubblegum and kick ass. And I'm all out of bubble gum.”

In “Essi vivono” ironia e violenza si fondono in una narrazione che non perde mai il filo del discorso, riuscendo ad elaborare una feroce critica al potere tra una scazzottata, una sparatoria e una battuta di spirito. Nel caos emerge la figura di John, figlio di una società manipolatrice, che diventa consapevole dell’ingiustizia e si ribella ad essa. La sua trasformazione non è tipica dell’eroe classico, carismatico e astuto, bensì il contrario: è un uomo qualsiasi, senza alcun piano ragionato, costretto a reagire anche solo per sopravvivere. La scintilla della ribellione scaturisce dalla conoscenza e consapevolezza della società, la quale va conosciuta, criticata e analizzata in tutte le sue forme. La riflessione sulla pervasività e influenza dei media sulla vita delle persone risulta estremamente attuale, soprattutto per il modo con cui questi dispositivi possono essere utilizzati per modificare la percezione del reale.

Come insegnava già John Carpenter nel 1988, oggi più che mai si dovrebbe imparare a guardare oltre la superficie delle immagini, oltre lo schermo, e ci si dovrebbe chiedere: “Stiamo davvero vivendo?”.