Venezia 81: Luca Marinelli è il figlio del secolo

Francesca Pascale

9/27/20242 min read

Il 7 settembre ho avuto la fortuna di vedere in in anteprima mondiale, durante l’81 esima mostra del cinema di Venezia, M: il figlio del secolo, serie Kolossal distribuita da Sky cinema, con la regia di Joe Wright e un Luca Marinelli magistrale nella sua interpretazione del Duce.

Il film riprende la falsa riga del romanzo omonimo di Antonio Scurati, vincitore del premio Strega, in cui la figura storica di Benito Mussolini non solo viene raccontata, attraverso i terribili fatti storici che lo rendono protagonista nel periodo della sua ascesa e presa del potere in Italia , ma egli stesso si racconta al lettore: racconta i suoi timori, i suoi doppi giochi, rivelandogli i suoi più oscuri segreti.

La serie tv riesce brillantemente a proseguire questo cammino: Benito Mussolini squarcia ferocemente questa quarta parete fin dalle prime sequenze, e ci rende testimoni di ogni suo doppio gioco.

“Io sono come le bestie. Sento il tempo cambiare. E il mio momento è arrivato.”

Luca Marinelli è irriconoscibile, recita senza mai essere una macchietta: ingrassato di trenta chili, un accento romagnolo impeccabile, e, nonostante le lenti a contatto a coprire i suoi occhi azzurro ghiaccio riesce, in tutti i primi piani in cui appare, ad essere comunque penetrante e terribile.

L’attore italiano Luca Marinelli, preso per mano dalla regia incredibile che è Joe Wright, riesce in un’opera titanica: lo spettatore lo ammira ed è affascinato dalla sua bravura, nonostante questo, non ci fa mai abbracciare o patteggiare per il Duce, cosa che, durante la conferenza stampa tenutasi al Lido di Venezia durante la presentazione della serie, era risultato come un eventuale problema su cui gli autori avevano riflettuto: che Mussolini potesse passasse come una rockstar o una figura che risultasse in qualche modo affascinante .

Invece la bravura di Luca Marinelli sta proprio nell’addentrarsi totalmente nelle maglie di questo mostro e dimenticarsi di se stesso: ripeto, lo amiamo e lo veneriamo perché un po’ lo riconosciamo; riconosciamo il Luca di Martin Eden o del Padre d’Italia, ma apparte questo, proviamo solo repulsione per il personaggio che interpreta. La regia di Joe Wright ci regala un esperimento di regia incredibile: filmati in found footage si sovrappongono a immagini girate tramite un sonoro incalzante: le musiche, principalmente elettroniche, composte da Tom Rowlands( The Chemical Brothers) muovono la narrazione come una locomotiva e tengono il pubblico incollato allo schermo, travolto dagli eventi storici che si susseguono a una velocità inaudita: una velocità futurista.

L’opera, presentata fuori concorso, della durata di 8 ore e separata in due parti per la visione: una di tre ore e mezza, l’altra da tre ore e venti circa, è stata l’anteprima che più mi ha colpito durante le giornate di questo festival. Se anziché farne una serie, il prodotto audiovisivo fosse stato un lungometraggio in concorso, avrebbe fatto razzia di premi, su questo non ci piove.
Un ultimo omaggio a Luca Marinelli: il vero figlio del nostro secolo, un attore straordinario, coraggioso, e capace di portare in scena un personaggio così terribile, da rafforzare la nostra coscienza storica: non solo per il tragico passato che ci precede, ma anche facendo riflettere lo spettatore sull’oscuro presente in cui viviamo.